Chi di noi, da bambino, non ha rivaleggiato con fratelli e sorelle per attirare l’attenzione dei genitori? Chi non ha mai detto le seguenti frasi: “Pe
Chi di noi, da bambino, non ha rivaleggiato con fratelli e sorelle per attirare l’attenzione dei genitori? Chi non ha mai detto le seguenti frasi: “Perché lui può stare alzato fino a tardi ed io no?”, “Lui, però, ha sempre più di me!”, “A lui fai sempre i regali più belli!”, “Perché lui sì e io no?”, ecc… Lo abbiamo fatto, pressoché, tutti, ed è assolutamente normale. Il legame fraterno è contrassegnato da affetto e solidarietà, ma anche da rivalità e gelosie. La gelosia nell’infanzia non è patologica, ma rappresenta un aspetto fisiologico e naturale dello sviluppo.
Cerchiamo di capire il perché di tale gelosia e soprattutto vediamo che cosa possiamo fare, da genitori, per prevenirla, aiutando così i nostri piccoli a sentirsi più sicuri.
Alla nascita un neonato è completamente dipendente dai genitori e ben presto (intorno ai 6 mesi) si accorge che da solo non potrebbe sopravvivere. Impara che se i genitori lo amano, lo proteggono, se è “nella loro mente”, allora non corre pericoli. Ecco perché i bambini già a questa età sono molto possessivi nei confronti dei genitori e non amano vederli con in braccio un altro bambino. Crescendo (intorno ai 2 anni), questa gelosia assume caratteristiche un po’ diverse: incominciano a subentrare manifestazioni fisiche di dissenso come spintoni, graffi e schiaffi. A 3-4 anni incominciano i veri e propri scontri fisici accompagnati eventualmente anche da qualche parolina non proprio gradevole. Tra gli 8 e i 12 anni iniziano le derisioni e le sfide psicologiche volte a stabilire “chi è il più forte”. Tutto questo, ovviamente, non è facile da gestire per i genitori ma se vi può consolare vi posso dire che vi sono anche aspetti positivi in queste lotte fraterne: insegnano a difendersi, ad affermare i propri diritti, ad esprimere i propri sentimenti e ad acquisire una propria indipendenza e differenziazione caratteriale dal fratello in questione. Diverso è, invece, quando la rivalità diventa eccessiva o addirittura “cattiva”. In questi casi i genitori devono intervenire, separando i fratelli, per evitare che queste lotte fraterne diventino distruttive per l’autostima del bambino più debole, intaccando il suo senso di sicurezza personale. Con quel gesto, i due bambini stanno richiedendo un po’ di attenzione in più da parte dei genitori: un consiglio che posso darvi è quello di dedicare un po’ di tempo, singolarmente ed alternativamente, ad ogni figlio (fare una passeggiata insieme, andare al supermercato, parlare e giocare con lui, ecc…).
Vediamo ora una situazione molto comune: come si sente un bambino quando nasce un fratellino o una sorellina?
Si sente ferito! È questo uno dei momenti in cui la gelosia è più evidente. Il primogenito si sente abbandonato da sua madre che va all’ospedale per avere un altro bambino. Quando torna a casa si accorge che i suoi genitori e tutti gli altri parenti trascorrono la maggior parte del tempo con il neonato ignorando il fratellino più grande. Molto spesso in tali situazioni, il primogenito tende a “regredire” cioè a recuperare comportamenti che aveva in età precedenti e che aveva ormai superato: incomincia di nuovo a fare la pipì a letto, a voler essere cullato, a voler bere dal biberon, ecc… Il consiglio che vi do è di assecondarlo, di non sgridarlo o farlo sentire “strano”. Il bambino, in questo modo, sentendosi compreso nelle sue esigenze e bisogni, si tranquillizzerà e nel giro di qualche giorno riprenderà le sue normali abitudini di bambino più grande. Un altro consiglio che vi posso dare è quello di annunciare almeno due mesi prima la nascita del nuovo fratellino/sorellina, magari accompagnando quel momento con un regalino che sancisca il suo nuovo ruolo di “fratello maggiore”. Quando nascerà il fratellino, sarà bene coinvolgere il primogenito chiedendo il suo aiuto in qualche momento perché questo lo farà sentire importante e non escluso.
Ricordate che un bambino si comporterà sempre secondo le aspettative degli altri, specialmente di quelli che hanno autorità su di lui (genitori, insegnanti, ecc…), per cui trattate i vostri figli come se fossero già quello che desiderate che siano, lodando i risultati positivi piuttosto che criticare quelli negativi.
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