Commercio in crisi

Commercio in crisi, continua la chiusura di attività in Capitanata Male anche ristoranti e alberghi, poche le note positive registrate    

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Commercio in crisi, continua la chiusura di attività in Capitanata

Male anche ristoranti e alberghi, poche le note positive registrate

 

 

Commercio, alberghi e ristoranti in allarme, continua il tracollo dell’abbigliamento. Sono i dati che emergono dalla ricerca dell’Osservatorio nazionale della Confesercenti aggiornata fino all’ottobre 2013. Le uniche note positive provengono dall’e-commerce e dall’ortofrutta, dove si registrano dati in controtendenza. Piccoli segnali di un momento sempre più difficile per l’economia commerciale della Capitanata sempre più zoppicante.
«L’emorragia di imprese – commenta Franco Granata – non si ferma, anche se si evidenzia qualche piccolo segnale di speranza. Commercio e turismo sono schiacciati dalla crisi dei consumi interni, che è il segno distintivo di questa recessione italiana e che, insieme a una deregulation degli orari e dei giorni di apertura delle attività commerciali che non ha eguali in Europa, e che favorisce solo le grandi strutture, sta continuando a distruggere il nostro capitale imprenditoriale. Effetti che ormai si ripercuotono anche sulla nostra provincia. La crisi sta portando a un rapido rinnovamento generazionale: il 40% delle nuove imprese di Commercio e Turismo è giovanile. E’ la dimostrazione della voglia di non arrendersi dei nostri ragazzi che, di fronte a un tasso di disoccupazione dei giovani che macina record su record, scelgono la via dell’auto-impiego. Adesso c’è bisogno di tenerli sul mercato, in primo luogo evitando batoste fiscali, a livello nazionale o locale: gli imprenditori sono preoccupati per l’arrivo della Tares nella maggior parte dei comuni italiani, potrebbe essere la Caporetto dei negozi di vicinato, soprattutto per le attività di somministrazione come Bar e Ristoranti».
Alcuni dati dei primi dieci mesi del 2013 che permettono di avere un quadro completo della situazione in provincia di Foggia. Il settore più colpito resta il commercio al dettaglio: nel periodo preso in considerazione sono state attivate complessivamente (città capoluogo compresa) 354 imprese mentre quelle che hanno chiuso sono 533; a Foggia sono segnalate 77 aperture contro 130 serrande abbassate. Catastrofico il settore Abbigliamento: 75 aperture contro 132 chiusure; nel capoluogo 18 aperture, 29 chiusure. E poi Ristoranti: 106 nuove imprese contro 124 che hanno cessato l’attività (in città dato in controtendenza: 26 aperture, 23 chiusure); Bar: 58 aperture, 87 chiusure (a Foggia 11 aperture e 14 chiusure; Macellerie: 214 aperture, 30 chiusure (nel capoluogo 4 aperture, 6 chiusure); Ortofrutta: 24 aperture, 18 chiusure (a Foggia 5 nuove attività, 3 hanno chiuso i battenti); Ambulanti; 153 nuove licenze, 113 sono state cancellate (a Foggia 55 nuovi rilasci contro 246 cessazioni); Edicole 3 nuove, 3 chiudono (a Foggia una chiusura); E-commerce 23 nuove mentre 9 hanno cessato; in città 9 nuove imprese contro 5 che chiudono); Vendita automobili 38 nuove attività, 33 cessazioni (a Foggia 13 nuove imprese, 7 hanno chiuso i battenti)
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