Quella della Sepi di Canosa è una vicenda tutta italiana, la società canosina, che gestiva il servizio di informatizzazione della ASL foggiana, circa
Quella della Sepi di Canosa è una vicenda tutta italiana, la società canosina, che gestiva il servizio di informatizzazione della ASL foggiana, circa due anni fa perse l’appalto, perché l’ASL attraverso un bando pubblico affidò il servizio alla G.P.I. di Trento. Da allora la Sepi ha impugnato l’esito della gara davanti ai giudici e sta chiedendo risarcimenti per diversi milioni di euro alla ASL, ormai le vicende giudiziarie sono arrivate al Consiglio di Stato che sta per emettere la sentenza definitiva”. Lo dice in una nota il Consigliere regionale, Dino Marino.
“Però, solo in questi giorni la Sepi ha licenziato i lavoratori addetti ai servizi dell’ ASL foggiana, i quali per il vincolo sociale previsto nel bando di gara sono stati assunti dalla G.I.P. di Trento, questo passaggio ha causato una serie di disservizi ai danni dei cittadini che per oltre una settimana si sono recati agli sportelli dei vari Cup senza poter prenotare le visite o le diagnosi di cui avevano bisogno, attualmente il servizio Cup continua a funzionare poco e male”.
“Inoltre, la Sepi per creare ulteriori difficoltà all’azienda sanitaria, non ha licenziato i 14 dipendenti dei centri di elaborazione dati, la risposta dell’ASL a questo ulteriore atteggiamento ostativo è stato quello di chiudere l’accesso ai locali ai suddetti lavoratori. Risultato, i dati necessari per far andare avanti l’azienda sono bloccati. Tutto ciò pone due questioni. La prima, questa vicenda dimostra che i direttori delle ASL che avevano esternalizzato uno degli ‘asset’ strategici della direzione generale, mettendoli nelle mani di privati avevano sbagliato e che si continua a sbagliare anche con questo ultimo appalto. La seconda e che il blocco dei dati mette in discussione gli stipendi dei circa 4000 dipendenti della ASL, situazione che non deve essere sottovalutata o risolta in modo burocratico, come si sente dire in questi giorni, infatti, pare che sarebbero pagati solo gli stipendi base senza i dovuti accessori”.
“Se la notizia che circola nelle corsie degli ospedali risultasse vera, si consumerebbe un inaudito sopruso nei confronti dei dipendenti, molti dei quali, monoreddito, non sarebbero in grado di affrontare le spese familiari. Per questo chiedo al direttore Manfrini di assumersi le proprie responsabilità e di pagare tutti gli stipendi per intero così come è avvenuto nel mese di ottobre e di operare su questi i dovuti conguagli”.
Redazione
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