Produttori e industriali della pasta continuano a darsele di santa ragione sul prezzo del grano, ma le ripercussioni che ne derivano sulla filiera acc
Produttori e industriali della pasta continuano a darsele di santa ragione sul prezzo del grano, ma le ripercussioni che ne derivano sulla filiera accentuano le diffidenze del mercato locale. Schermaglie che durano da diverso tempo ormai, mentre le quotazioni sulla piazza di Foggia continuano a precipitare tra l’incredulità e l’impotenza degli operatori (agricoltori, commercianti e mediatori). Una crisi irreversibile se pensiamo che dal 29 agosto 2012, raggiunta la quotazione di 30,3 euro il quintale, il prezzo ha imboccato la discesa che a più di un anno di distanza non si arresta. Mercoledì scorso, ultimo giorno di contrattazioni in Capitanata, la commissione prezzi della Camera di commercio ha ritoccato un ulteriore ribasso di 0,50 rispetto alla settimana precedente fissando il prezzo di un quintale a 24,5 euro.
Una crisi acuta e di non facile soluzione, perché gli strumenti in possesso del mercato locale sono troppo rudimentali per ostacolare la speculazione internazionale che condiziona l’andamento dei prezzi di tutte le commodity agricole. Resta però il dato, allarmante, che sulle piazze di Bologna e di Milano la quotazione del grano, pur confermando la tendenza al ribasso, resti stabilmente superiore di circa 2 euro rispetto ai prezzi fissati a Foggia. E questo probabilmente la dice lunga sulla debolezza di un mercato domestico poco strutturato e incapace di autoregolarsi.
Non potendo perciò adottare misure di contrasto di pari lignaggio, gli agricoltori si sono messi sulla difensiva. Il presidente di Confagricoltura, Onofrio Giuliano, chiede che la commissione prezzi non quoti domani il prezzo del grano per fermare lo stillicidio di contrattazioni ormai fuori controllo.
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