Il termine ultimo fissato è al 13 settembre quando, divenuto attuativo il decreto del Governo, potrebbe battere l’ultimo rintocco della campana della
Il termine ultimo fissato è al 13 settembre quando, divenuto attuativo il
decreto del Governo, potrebbe battere l’ultimo rintocco della campana della
sezione distaccata del Tribunale a Rodi Garganico. Ma già dal mercoledì
precedente, tutti i fascicoli delle cause pendenti nei locali del presidio
garganico saranno portati via dall’ufficio di Rodi in nome e per conto di
quella nuova geografia giudiziaria che sta ridisegnando tutto il Paese. Ma sul
versante Nord del Gargano, sindaci e avvocati non ci stanno. I primi cittadini
dei comuni che ricadono nella medesima giurisdizione (Rodi, Peschici, Carpino,
Vico, Ischitella, Cagnano e, in forma diversa, anche San Nicandro Garganico)
hanno rappresentato le proprie dimissioni al Prefetto di Foggia Luisa Natella.
I documenti, regolarmente protocollati, sono stati accolti dal vicario del
palazzo di Governo che ha ascoltato le loro motivazioni e richieste.
Sono tutti pronti a lasciare la fascia tricolore qualora non dovesse arrivare
da Roma un decreto correttivo. “Rivendichiamo la presenza del servizio
giustizia nel vastissimo territorio garganico”, fanno sapere dal comitato Pro
Tribunale di Rodi, rappresentato da Gianni Maggiano. “Con la soppressione dell’
ufficio rodiano, infatti, il presidio più vicino sarebbe quello di Foggia, a
circa 140 km ad esempio da Peschici”. Una situazione ingestibile per chi opera
tutti i giorni e chiede giustizia sul Gargano e per lo stesso Tribunale di
Foggia, che si troverebbe ad essere, per carico di lavoro, il quarto in Italia
dopo Roma, Milano e Napoli.
“Chiediamo che il Ministro Cancellieri intervenga immediatamente e senza
indugi, per arginare gli effetti negativi di una riforma iniqua e irrazionale”,
continuano gli avvocati e i sindaci, temendo anche le reazioni dei cittadini
che preannunciano un ritorno del “farsi giustizia da sé”. Insieme a sindaci e
avvocati, anche Giuseppe Agnusdei presidente dell’ordine degli avvocati di
Lucera che, in questa occasione, si appresta alla sua 58° marcia su Roma, al
fianco dei colleghi garganici.
“Le nostre dimissioni come estrema ratio – spiega il sindaco di Rodi, Nicola
Pinto – affinché Rodi Garganico possa continuare a svolgere le sue funzioni
giuridiche, così come riconosciuto, nel tempo, dallo stesso Ministero. La sede
nostra è uguale alle altre sedi alle quali è stato riconosciuto l’articolo 8
del DL 155/2012, che consente al Tribunale di Rodi di restare operativo almeno
fino allo smaltimento dei carichi pendenti; normativa che – precisa lo stesso
Pinto, a scanso di equivoci – non è condizionato da un parere del presidente
del Tribunale di Foggia”.
“E’ su un duplice binario, infatti, che vengono svolte le iniziative –
puntualizza Agnusdei – da una parte la salvezza definitiva dell’ufficio di
Rodi Garganico, dall’altro l’ottenimento, in via provvisoria, dell’articolo 8.
Le ultime vicende di un iter che dura da oltre due anni hanno portato alla
sottoscrizione da parte di un nutrito numero di parlamentari, il 6 agosto, di
una mozione che sottoponeva al Ministro della Giustizia la salvezza del
Tribunale di Lucera e la conservazione della sezione distaccata di Rodi, unica
nominalmente indicata nel testo. La richiesta è legittima e squisitamente
tecnica poiché stiamo parlando di un ufficio giudiziario che risponde ai
parametri e criteri che la legge delega sulla geografia giudiziaria impone di
osservare per decidere quali uffici sopprimere o salvare”.
Da allora due OdG furono approvati al riguardo al Senato e alla Camera, il 7 e
8 agosto, con i quali il Governo si è impegnato ad emanare un decreto, appunto,
correttivo. Nel frattempo, però, si chiede la possibilità di utilizzare l’
immobile che ospita il palazzo di Giustizia ai sensi dell’art. 8. Le istanze
sono state portate allo stesso Ministero per il tramite della Presidenza del
Tribunale di Foggia.
“Abbiamo diritto alla giustizia, soprattutto per i noti fatti di cronaca che
stanno accadendo sul territorio”, spiega Pinto. “Non sono avvocato, ma so da
sempre che i delitti vanno giudicati nel territorio nei quali sono commessi e
non ad una distanza di 140 km”. Tutte le motivazioni sono state ascoltate e
accolte sul tavolo del vicario prefettizio “in funzione di tramite con i
Ministeri perché questa è una questione che non attiene alle funzioni della
prefettura come amministrazione attiva, ma come rappresentanza di Governo”.
decreto del Governo, potrebbe battere l’ultimo rintocco della campana della
sezione distaccata del Tribunale a Rodi Garganico. Ma già dal mercoledì
precedente, tutti i fascicoli delle cause pendenti nei locali del presidio
garganico saranno portati via dall’ufficio di Rodi in nome e per conto di
quella nuova geografia giudiziaria che sta ridisegnando tutto il Paese. Ma sul
versante Nord del Gargano, sindaci e avvocati non ci stanno. I primi cittadini
dei comuni che ricadono nella medesima giurisdizione (Rodi, Peschici, Carpino,
Vico, Ischitella, Cagnano e, in forma diversa, anche San Nicandro Garganico)
hanno rappresentato le proprie dimissioni al Prefetto di Foggia Luisa Natella.
I documenti, regolarmente protocollati, sono stati accolti dal vicario del
palazzo di Governo che ha ascoltato le loro motivazioni e richieste.
Sono tutti pronti a lasciare la fascia tricolore qualora non dovesse arrivare
da Roma un decreto correttivo. “Rivendichiamo la presenza del servizio
giustizia nel vastissimo territorio garganico”, fanno sapere dal comitato Pro
Tribunale di Rodi, rappresentato da Gianni Maggiano. “Con la soppressione dell’
ufficio rodiano, infatti, il presidio più vicino sarebbe quello di Foggia, a
circa 140 km ad esempio da Peschici”. Una situazione ingestibile per chi opera
tutti i giorni e chiede giustizia sul Gargano e per lo stesso Tribunale di
Foggia, che si troverebbe ad essere, per carico di lavoro, il quarto in Italia
dopo Roma, Milano e Napoli.
“Chiediamo che il Ministro Cancellieri intervenga immediatamente e senza
indugi, per arginare gli effetti negativi di una riforma iniqua e irrazionale”,
continuano gli avvocati e i sindaci, temendo anche le reazioni dei cittadini
che preannunciano un ritorno del “farsi giustizia da sé”. Insieme a sindaci e
avvocati, anche Giuseppe Agnusdei presidente dell’ordine degli avvocati di
Lucera che, in questa occasione, si appresta alla sua 58° marcia su Roma, al
fianco dei colleghi garganici.
“Le nostre dimissioni come estrema ratio – spiega il sindaco di Rodi, Nicola
Pinto – affinché Rodi Garganico possa continuare a svolgere le sue funzioni
giuridiche, così come riconosciuto, nel tempo, dallo stesso Ministero. La sede
nostra è uguale alle altre sedi alle quali è stato riconosciuto l’articolo 8
del DL 155/2012, che consente al Tribunale di Rodi di restare operativo almeno
fino allo smaltimento dei carichi pendenti; normativa che – precisa lo stesso
Pinto, a scanso di equivoci – non è condizionato da un parere del presidente
del Tribunale di Foggia”.
“E’ su un duplice binario, infatti, che vengono svolte le iniziative –
puntualizza Agnusdei – da una parte la salvezza definitiva dell’ufficio di
Rodi Garganico, dall’altro l’ottenimento, in via provvisoria, dell’articolo 8.
Le ultime vicende di un iter che dura da oltre due anni hanno portato alla
sottoscrizione da parte di un nutrito numero di parlamentari, il 6 agosto, di
una mozione che sottoponeva al Ministro della Giustizia la salvezza del
Tribunale di Lucera e la conservazione della sezione distaccata di Rodi, unica
nominalmente indicata nel testo. La richiesta è legittima e squisitamente
tecnica poiché stiamo parlando di un ufficio giudiziario che risponde ai
parametri e criteri che la legge delega sulla geografia giudiziaria impone di
osservare per decidere quali uffici sopprimere o salvare”.
Da allora due OdG furono approvati al riguardo al Senato e alla Camera, il 7 e
8 agosto, con i quali il Governo si è impegnato ad emanare un decreto, appunto,
correttivo. Nel frattempo, però, si chiede la possibilità di utilizzare l’
immobile che ospita il palazzo di Giustizia ai sensi dell’art. 8. Le istanze
sono state portate allo stesso Ministero per il tramite della Presidenza del
Tribunale di Foggia.
“Abbiamo diritto alla giustizia, soprattutto per i noti fatti di cronaca che
stanno accadendo sul territorio”, spiega Pinto. “Non sono avvocato, ma so da
sempre che i delitti vanno giudicati nel territorio nei quali sono commessi e
non ad una distanza di 140 km”. Tutte le motivazioni sono state ascoltate e
accolte sul tavolo del vicario prefettizio “in funzione di tramite con i
Ministeri perché questa è una questione che non attiene alle funzioni della
prefettura come amministrazione attiva, ma come rappresentanza di Governo”.
Comunicato stampa inoltrato dal “Comitato per la tutela del Tribunale di Rodi
Garganico”
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