Un passaggio per Coppa Nevigata

E’ fra i siti archeologici più significativi che ci riporta alla preistoria della fantastica genesi del territorio sipontino. Coppa Nevigata, uno scri

Manfredonia Turris 4 – 0
Concorso vigili
Studi legali, ricerca de «Il Sole 24 ore» premia 10 avvocati pugliesi

E’ fra i siti archeologici più significativi che ci riporta alla preistoria della fantastica genesi del territorio sipontino. Coppa Nevigata, uno scrigno affascinante che conserva straordinarie e inedite informazioni sulla civiltà che si sviluppò tra il XVII e VII secolo avanti Cristo. Un patrimonio culturale inestimabile, esclusivo, che però non può essere raggiunto perché si trova in un fondo privato. La storia è lunga e complessa. A richiamarla l’Agenzia del Turismo di Manfredonia che ripropone il problema di rendere accessibile quel sito non solo agli studiosi ma anche al grande pubblico per una opportuna valorizzazione turistica. Occorre realizzare una strada che porti dritto a quella realtà d’altri tempi.

In origine quel villaggio fortificato sorgeva ai margini della laguna che allora si insinuava dall’Adriatico fino ad Arpi. Laguna che nei millenni si è colmata disegnando l’attuale golfo di Manfredonia. Quell’insediamento affacciato sul mare è ora completamente inglobato nella campagna che si è andata formando e via via interessata da attività agricole di privati divenuti proprietari di quell’area e dunque anche di quel villaggio preistorico. Di modo che per raggiungere quel sito archeologico occorre giustamente chiedere il permesso al proprietario del fondo che lo concede volentieri agli studiosi ma non certo al pubblico.

Il problema di rendere accessibile quel sito che da ben trent’anni è sottoposto a campagne di scavo e studi meticolosi da parte dell’Università “La Sapienza” di Roma, è tanto vecchio quanto irrisolto. L’archeologo Alberto Cazzella, docente di Paleontologia all’Università La Sapienza, segue con trepidazione l’evolvere del problema. E’ dal 1983 che effettua annualmente campagne di scavo che hanno consentito di connotare la struttura dell’abitato, le trasformazioni susseguitesi, le sepolture e i resti umani, le attività economiche, l’ambiente antico. Un lavoro certosino, di alto valore scientifico che rischia di andare vanificato. Come accadde nel 1979 quando una ruspa devastò quanto portato alla luce.

“Gli scavi fin qui condotti – evidenzia il professor Cazzellahanno consentito di tracciare un buon profilo del villaggio e delle usanze dei suoi abitanti. Con la campagna di scavo del 2012 sono stati indagati diversi settori dell’insediamento. In particolare un’area al di fuori delle mura più antiche risalenti al Protoappenninico quando l’area fu devastata da un incendio. Sono stati rinvenute ossa umane, una punta di freccia di selce, un peso di bilancia in pietra indicante forme di commercio, ben dieci fosse cilindriche datate 1100 a.C. per la conservazione delle derrate. In una di esse sono stati trovati semi carbonizzati. Straordinario il rinvenimento di residui di murici risalenti all’età del Bronzo”.

COMMENTI

WORDPRESS: 0