Rapina gioielleria milanese. Custodia cautelare per tre giovani

Si comunica che, nella prima mattinata odierna, personale della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato P.S. di Manfredonia, in collaborazion

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Si comunica che, nella prima mattinata odierna, personale della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato P.S. di Manfredonia, in collaborazione con personale della Squadra Mobile della Questura di Milano e di Foggia, nonché del Reparto Prevenzione Crimine di Lecce,  ha proceduto all’esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare, di cui due in carcere ed una agli arresti domiciliari, emesse in data 09.04.2013 dal G.I.P. presso il Tribunale di Milano, dr. Gennaro MASTRANGELO, su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano – Sost. Proc. dr.ssa Francesca Celle, nei confronti dei viestani VARIO Fabio, di anni 22, nato a Manfredonia (FG), CODA Orazio Lucio, di anni 22, nato a Manfredonia e DESIMIO Girolamo, di anni 27, nato San Giovanni Rotondo (FG) , persone ritenute responsabili, in concorso fra loro e con un altro soggetto, all’epoca dei fatti minore degli anni 18 e già deferito in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Milano, di una rapina in danno di una gioielleria milanese, ove si impossessavano di catenine, brillanti, preziosi e anelli per un ingente valore, dandosi successivamente alla fuga.

Ai malfattori veniva altresì contestata l’aggravante di aver commesso il fatto con armi (uno spray urticante e una pistola), di averle portate al di fuori delle proprie abitazioni e di aver cagionato al gioielliere lesioni personali alla testa ed alle mani giudicate guaribili in giorni 15.

Da tempo personale della Squadra Mobile di Foggia e del Commissariato P.S. di Manfredonia opera stabilmente in Vieste, effettuando giornalmente attività di prevenzione e repressione, ove ha avuto modo di costatare che diversi pregiudicati locali, vistosi aumentare il contrasto delle Forze del Ordine a livello locale, hanno diversificato l’attività,  avente ora come precipua finalità quella di commettere rapine, soprattutto in danno di banche e gioiellerie in ambito pressoché nazionale, come dimostrato dalla seguente narrazione dei fatti:

La mattina del 07.04.2011 due ragazzi portarono a termine una rapina in danno della gioielleria “Luccini” di Milano; in sintesi i due rapinatori, a volto scoperto, presentatisi nel negozio dapprima come normali clienti, successivamente minacciavano il gioielliere con la pistola mentre, con l’ausilio di spray urticante, lo immobilizzavano, bloccandogli i polsi con nastro adesivo e fascette autobloccanti, e lo percuotevano violentemente nel vano tentativo di farsi aprire la cassaforte del negozio, infine razziavano i preziosi esposti nelle vetrine, per un ammontare di circa centomila euro.

La dinamica della rapina veniva registrata dal sistema di videosorveglianza installato all’interno della gioielleria e già le prime indagini permettevano di identificare il rapinatore armato di pistola, all’epoca dei fatti minore degli anni 18, anch’egli originario di Vieste che non aveva esitato a colpire più volte in testa la vittima con il calcio della pistola, oltre a sferrargli calci unitamente al complice quando la vittima era già a terra, temporaneamente accecato a causa del liquido urticante che il secondo rapinatore gli aveva spruzzato al viso; l’aggressione diveniva sempre più violenta con il passare dei minuti, in quanto i due, spinti dallo scopo di convincere la vittima ad aprire la cassaforte, non avevano desistito neppure dinanzi alla copiosa perdita ematica causata dalla ferita lacerocontusa provocata alla vittima dai colpi ricevuti alla testa.

Il personale investigante aveva sin da subito modo di costatare che la rapina ai danni della citata gioielleria  presentava le stesse modalità riscontrate in una rapina di qualche mese prima ai danni di un’altra gioielleria di Milano, compiuta da quattro giovani che avevano adottato lo stesso identico modus operandi: due giovani eseguivano materialmente la rapina, armati di pistola e coltello, mentre due complici attendevano all’esterno; anche in quell’occasione la titolare della gioielleria ed il marito erano stati percossi violentemente, minacciati di morte e poi immobilizzati con nastro adesivo da pacchi. Per detto episodio vennero tratti in arresto, dai medesimi Uffici di Polizia operanti, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale,  altri quattro viestani, SCIRPOLI Antonello, BUA Antonio, FABBIANO Antonio ed anche l’odierno arrestato CODA Orazio Lucio.

Tra l’altro proprio in quel periodo, CODA Orazio Lucio, SCIRPOLI Antonello ed un loro complice manfredoniano LA TORRE Fabio Pio venivano fermati alla Stazione Centrale di Milano e tratti in arresto per il reato di detenzione e porto abusivo di una pistola semi-automatica Walther PPK cal. 7,65 con matricola abrasa comprensivo di caricatore e munizionamento e trovati in possesso di due taglierini e tre parrucche, ossia strumenti atti alla commissione di rapine, da cui si deduceva chiaramente che fossero tornati a Milano seguendo un copione già più volte collaudato: individuare e colpire un nuovo obiettivo.

Anche l’analisi dei tabulati telefonici ha fatto ritenere che tutti gli odierni arrestati abbiano concorso nel commettere la rapina ed in particolare che il minore e DESIMIO siano entrati nella gioielleria e abbiano materialmente aggredito il gioielliere mentre CODA Orazio e VARIO Fabio siano rimasti all’esterno con funzione di “palo“; l’analisi delle celle agganciate dalle utenze a loro in uso ha infatti dimostrato come, fatta eccezione per CODA Orazio, che già si trovava a Milano, i restanti indagati si siano recati nel capoluogo lombardo appositamente per commettere la rapina, facendo poi rientro nel comune di residenza.

La rapina è stata organizzata con dovizia di particolari, individuando l’obiettivo ed effettuando numerosi sopralluoghi, avendo altresì l’accortezza di spegnere i telefoni cellulari nell’arco di tempo della commissione della rapina e comunque limitare i contatti nel giorno del delitto. I rei sono stati però “traditi” dall’accurata analisi dei loro spostamenti e da alcune fotografie postate dal VARIO su facebook, che lo ritraggono assieme a CODA, qualche giorno prima della rapina, di fronte alle Colonne di San Lorenzo a Milano; altre immagini ritraggono CODA ed il rapinatore minorenne; DESIMIO ha lasciato, nella gioielleria, anche un’impronta digitale.

Ha ritenuto il G.I.P. che vi fossero elementi, di per sé gravi già in soggetti maturi, ma ancora più allarmanti in giovani, valutandoli negativamente: i correi hanno pianificato ed eseguito, una violenta rapina, noncuranti della reazione della parte offesa e dei danni a questa provocati; uno dei due entrati nella gioielleria ha anche intimato all’altro, ripetutamente, di sparare al gioielliere qualora questi non avesse aperto la cassaforte. Particolare callidità è stata dimostrata nell’organizzare un delitto a così grande distanza dalle zone di loro abituale frequentazione, garantendosi in Milano un appoggio logistico, effettuando sopralluoghi ed evitando di comunicare con i telefoni cellulari nei giorni milanesi.

Attività info-investigativa posta in essere nei giorni scorsi permetteva di appurare che DESIMIO Girolamo era da pochi giorni domiciliato  in Zugliano (Vicenza) per cui egli veniva ivi arrestato.

Al termine delle incombenze di rito Coda Orazio Lucio e Desimio Girolamo sono stati associati rispettivamente alla Casa Circondariale di Foggia e di Vicenza, mentre VARIO Fabio veniva sottoposto al regime degli arresti domiciliari presso la sua abitazione di Vieste.

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