Contro i prepotenti della porta accanto, contro i nuovi schiavisti che dilagano specie nelle campagne. Il comitato «legalità e lavoro», costituito uff
Contro i prepotenti della porta accanto, contro i nuovi schiavisti che dilagano specie nelle campagne. Il comitato «legalità e lavoro», costituito ufficialmente ieri pomeriggio in Prefettura, avrà carattere permanente in Capitanata: il suo ciclo-vita non si esaurirà alla raccolta firme (in programma venerdì e sabato) promossa a livello nazionale allo scopo di riformare la legge sulla confisca dei beni ai mafiosi, troppo lenta e farraginosa. Al comitato, presentato ieri mattina in Cgil, aderisce un cartello abbastanza variegato di otto associazioni (Arci, Acli, Libera di don Ciotti, Auser, Sos Impresa- Confesercenti, Lega coop, Cgil), c’è anche l’associazione dei magistrati, derivazione di quanto già avvenuto su scala nazionale.
«Ma per noi la presenza dei magistrati all’interno di questo comitato sarà oltremodo significativa, perché ci darà la possibilità di acquisire suggerimenti su come promuovere la cultura della legalità e aiutare in questo processo di osmosi il sistema giudiziario a intervenire: se si isola il fenomeno criminale diventa più facile reprimerlo», l’analisi di Liano Nicolella segretario confederale della Cgil. Dieci in Capitanata i comuni assegnatari di beni confiscati, appena due i beni già assegnati, entrambi a Cerignola, a due cooperative agricole (Alter Eco e Pietra di Scarto) che sui terreni dei boss coltivano anche “la bella di Cerignola”, l’oliva famosa in tutto il mondo. I comuni denunciano di avere le mani legate dalla burocrazia, «a volte sono alibi per non agire, temono che togliere ai mafiosi per restituire alla collettività possa causare problemi all’interno delle amministrazioni».
«E invece noi vogliamo che si acceleri il passaggio dei beni dai comuni alle imprese cooperative – dice Mimmo Di Gioia di Libera – significherebbe aiutare l’eco – nomia locale a riprendersi. Vogliamo che lo Stato sia più presente nelle campagne – ha aggiunto il rappresentante dell’associazione di don Ciotti – assistiamo a un ritorno spaventoso della schiavitù con il ricorso nelle campagne ai capò di triste memoria, personaggi molto spesso affidatari di terreni la cui proprietà è stata loro trasferita dal vero titolare del fondo al solo scopo di agevolare forme di ricatto nei confronti dei lavoratori migranti, non pagarli e assoggettarli al loro volere». Il comitato vuol contribuire ad arginare nel Foggiano la piaga dell’usura e delle estorsioni «così estesa ormai da causare un vero e proprio effetto dumping sulle aziende».
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