Di Manfredi e di Manfredonia si parlerà in un convegno in Germania

Le città europee ai tempi degli Hohenstaufen, di quelle fondate dal casato svevo con particolare attenzione alla loro eredità urbanistica. E’ l’intere

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Le città europee ai tempi degli Hohenstaufen, di quelle fondate dal casato svevo con particolare attenzione alla loro eredità urbanistica. E’ l’interessante quanto complesso tema del convegno organizzato dalla municipalità di Schwabisch Gmund, una città di 60 mila abitanti del distretto di Stoccarda in Germania.

A tale convegno è stato invitato a partecipare, assieme ad altre città di origine sveva tra quella sorte in Germania, Italia, Paesi Bassi e Francia, anche il Comune di Manfredonia in quanto città fondata da un Hohenstaufen, ovverosia Manfredi di Svevia. A rappresentare Manfredonia sarà l’Assessore alle Risorse del Territorio e Sviluppo Economico, Antonio Angelillis, insieme all’architetto e storico del territorio Antonello D’Ardes. Porteranno in dono alla città ospite i quattro volumi sulla Storia di Manfredonia di recente pubblicazione e un artistico medaglione raffigurante re Manfredi.

La dinastia degli Hohenstaufen inizia nel 1105 con il duca di Svevia Federico il Vecchio e si estingue con Manfredi e Corradino di Svevia, autori di due tentativi di riconquistare il trono imperiale nel 1266 e 1268. Manfredi, incoronato re di Sicilia, entrò in conflitto con i Papi del tempo che lo scomunicarono più volte e lo affrontarono in battaglia sostenuti da Carlo D’Angiò. Manfredi fu sconfitto e ucciso nel 1266 nella battaglia di Benevento.

Fra le molteplici iniziative avviate da Manfredi vi è anche quella della fondazione della città che porta il suo nome, eretta poco lontana dalla gloriosa Siponto. Gli studiosi discutono se re Manfredi abbia fondato la città nel senso pieno della parola o se si sia limitato, in ogni caso operazione notevole e oltremodo meritoria, ad assemblare e dare forma e finalità unitaria ai tanti piccoli insediamenti rurali che si erano andati formando dopo il 1155, quando l’esistenza di Siponto già minata anche dai terremoti, subì il colpo di grazia per mano di una feroce rappresaglia normanna.

Il crisma della fondazione della nuova città accordata a Manfredi sta forse nel gesto dello svevo, tramandato dagli storici, di tracciare con l’aratro, così come aveva fatto Romolo per Roma, le mura di cinta della nascente città che Manfredi aveva immaginata a somiglianza di Napoli e Palermo per completare il triangolo difensivo del suo regno.

La discussione comparata che si svilupperà nel corso del convegno germanico probabilmente aggiungerà nuovi elementi chiarificatori, confermativi o meno, delle tesi elaborate sulla scorta delle documentazioni che gli archivi conservano e che si ritiene siano mancanti di alcune parti essenziali andate distrutte a seguito del sanguinoso sacco della città ad opera dei Turchi nel 1620.

Quel che appare certo è che a far da guida alla nascente città sia stata l’impostazione del porto voluto da Manfredi là dove inizia il molo di levante dell’attuale porto storico. Porto protetto dalla fortezza che il re svevo fissò appena più in qua sul retroterra, come punto di forza delle mura di cinta entro le quali si sarebbe sviluppata la nuova città.

La improvvisa violenta morte di Manfredi impose uno stop ai lungimiranti progetti sui quali si accanì, al pari che sulle sue spoglie, la furia distruttiva dei vincitori. Da allora il destino di Manfredonia imboccò un diverso sentiero con tanti alti e bassi che si rincorrono anche ai giorni nostri.

 

Ufficio Stampa e Comunicazione – Comune di Manfredonia
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