Estorsione , droga: personale della Squadra di P.G. del Commissariato di Manfredonia – coadiuvato da personale del Reparto Prevenzione Crimine di Bari
Estorsione , droga: personale della Squadra di P.G. del Commissariato di Manfredonia – coadiuvato da personale del Reparto Prevenzione Crimine di Bari – ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare con la custodia presso l’Istituto Penale “Fornelli” di Bari per quattro minori ed il collocamento in comunità per un ulteriore; i soggetti interessati sono tutti di Manfredonia.
L’accusa. L’ordinanza è stata emessa dal GIP del Tribunale per i Minorenni di Bari, Dr.ssa Patrizia Fama’, su richiesta del P.M. del medesimo Tribunale, Sost. Proc. Rep. Dr.ssa Carla Spagnuolo; tutti i minori sono stati ritenuti “responsabili in concorso di detenzione ai fini di spaccio, spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione in concorso”.
Dopo la cessione della droga “estorsioni” per la restituzione di somme di danaro Gli arresti di stamane scaturiscono da un episodio avvenuto nel febbraio 2012: negli uffici del Commissariato veniva denunciato l’allontanamento di un minore che, rintracciato, narrava di un episodio estorsivo in suo danno: soldi in cambio di una fornitura di droga. Il minore, dopo un iniziale atteggiamento reticente, e trovandosi in uno stato di terrore psicologico, come se si stesse liberando da un incubo, confermava di getto la pretesa di alcuni minori ed un maggiorenne, a “saldo” di una “panetta” di hashish a lui ceduta dagli estorsori.
Nel corso delle successive indagini della Squadra di P.G. determinanti le intercettazioni telefoniche con l’accertamento di numerosi episodi di spaccio di droga e riferimenti proprio all’hashish. Da qui gli agenti del Commissariato hanno acquisito “importanti indizi probatori” in merito a tre estorsioni in danno di altrettanti minorenni, “costretti a consegnare soldi dopo essere stati minacciati di morte”.
Le intercettazioni. Dai monitoraggi telefonici gli agenti riuscivano a rilevare alcuni fra i contatti più assidui degli indagati, alcuni dei quali “escussi a sommarie informazioni testimoniali”, con collaborazione parziale rispetto alla ricostruzione degli illeciti contestati, forse per “sminuire le proprie responsabilità; gli stessi asserivano di essere stati “obbligati” da altri indagati a detenere la droga, così come riscontrato dall’ascolto delle conversazioni telefoniche”. Ma dalle stesse intercettazioni la tesi contraria: lo spaccio degli stupefacenti era stato operato senza “costrizione” in quanto, in diverse occasioni, era emerso un preciso accordo con gli altri indagati per la cessione della droga, “e nessun timore reverenziale nelle conversazioni”.
Inoltre, dall’ascolto di alcuni testimoni, emergeva la conferma di alcuni episodi estorsivi commessi dagli indagati nei confronti di un minore completamente estraneo alle vicissitudini di droga; per meglio comprendere gli eventi, gli inquirenti hanno da qui ascoltato sia il ragazzo che i familiari, cercando di tranquillizzare la vittima, offrendogli tutela per la sua incolumità e quella della famiglia. Il minore forniva così dichiarazioni pregnanti circa la sua vicissitudine ed ammettendo gli episodi estorsivi; da qui il racconto: il tutto era partito da un involontario danneggiamento di un capo di abbigliamento appartenente ad uno degli indagati, sfociato in diverse pretese economiche, dai quindici ai trenta euro, diventando per il giovane un vero tormento; in più occasioni gli indagati si sono presentati sotto l’abitazione del giovane anche minacciando pesantemente i suoi genitori.
Le minacce. La situazione era divenuta insostenibile in quanto, se la giovane vittima non sottostava alle richieste economiche, gli aguzzini non esitavano a minacciarla di morte (“ti togliamo di mezzo” o “se non ci dai i soldi ti uccidiamo di botte”), ad avere nei suoi confronti un atteggiamento da “bulli”, con schiaffi e scappellotti (“per scherzare”), con violenze alle quali il ragazzo si vedeva costretto a causa delle loro pressioni e paura di ritorsioni.
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