Vasta operazione di polizia marittima effettuata nell'area garganica dai militari della Guardia Costiera di Manfredonia, con il supporto dell'Ufficio
Vasta operazione di polizia marittima effettuata nell’area garganica dai militari della Guardia Costiera di Manfredonia, con il supporto dell’Ufficio Circondariale marittimo di Vieste e dell’Ufficio locale marittimo di Rodi Garganico.
L’attività condotta ha avuto come principale obiettivo il rispetto del fermo biologico, provvedimento vigente fino al prossimo 16 settembre e che prevede il divieto assoluto di pescare con reti a strascico e con il sistema “volante”. Gli uomini della Guardia Costiera in collaborazione con il Nucleo Sub di San Benedetto del Tronto hanno sequestrato tre reti a strascico a Capoiale (Cagnano Varano) e una a Manfredonia, denunciato dodici persone con l’accusa di detenzione abusiva di novellame di prodotto ittico, e sequestrati ben cinque quintali di agostinelle e merluzzi che sono stati in parte donati in beneficenza e in parte distrutti.
L’intervento, iniziato la scorsa settimana, ha nel complesso richiesto l’impiego di cinque unità navali e oltre trenta tra ufficiali e agenti, che hanno operato sia presso i punti vendita e i mercatini rionali, sia nelle acque dell’intero compartimento marittimo di Manfredonia che, come è noto, ricomprende la costa racchiusa tra il Comune di Zapponeta e il confine nord del Comune di Lesina.
Il blitz condotto, pianificato nei minimi dettagli, ha visto la luce dopo un’attenta e meticolosa attività di intelligence svolta nelle settimane precedenti, con la quale la Capitaneria di porto di Manfredonia ha raccolto i necessari elementi informativi per smascherare l’artificio con cui alcuni motopescherecci, di stanza nel porto di Capoiale, riuscivano ad eludere gli ordinari controlli di polizia, pescando a strascico nonostante il divieto assoluto stabilito dal citato decreto ministeriale.
In particolare, si è appreso che le unità da pesca autorizzate ad effettuare l’attività con il sistema delle reti da posta erano solite uscire in mare con a bordo solo queste ultime, per poi recuperare, una volta giunti al largo, le reti a strascico e le connesse attrezzature “non consentite” precedentemente occultate sul fondale marino, sommerse in punti a loro ben noti e individuabili solamente a mezzo di piccoli galleggianti.
Allo stesso modo, una volta terminata la battuta di pesca “illecita”, gli stessi motopescherecci occultavano nuovamente l’attrezzatura non regolamentare, adagiandola sul fondale marino prima e rientrando in porto con a bordo solo reti e attrezzi della tipologia consentita.
I militari della Guardia Costiera hanno così interrotto di fatto un’attività illecita che in questo periodo avrebbe fruttato sicuramente lauti guadagni.
Saverio Serlenga
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