Anche se a piccoli morsi, quelli della speciale pinza usata per demolire le due torri di prilling, lo smantellamento di quello che per una ventina di
Anche se a piccoli morsi, quelli della speciale pinza usata per demolire le due torri di prilling, lo smantellamento di quello che per una ventina di anni è stato lo stabilimento chimico prima Anic e poi Enichem, sarà completato. Dopo oltre una diecina di anni più che di lavori di polemiche e intoppi. Un lasso di tempo troppo lungo per liberare un’area utile per implementare nuove attività produttive, trascorso senza che si sia riusciti, nonostante le continue riunioni tecniche e conferenze dei servizi presso il Ministero dell’Ambiente, ad imprimere la necessaria e doverosa accelerazione alle operazioni date le implicazioni riguardanti la salute e la sicurezza pubblica della popolazione di Manfredonia pressoché a contatto con la fabbrica. Una lentezza per tanti aspetti inspiegabile e, contrariamente alle ordinarie prassi nella esecuzioni di opere ancorché di interesse pubblico, prive di qualsiasi penalità a carico dei soggetti eventualmente inadempienti.
Una situazione di base quanto meno carente che si è riverberata sulla conseguente indispensabile bonifica dell’area, anche questa costellata da problematiche non sempre oggettive tant’è che è dovuta intervenire la Magistratura. Tempi lunghi su tutti i fronti dunque. E se lo smantellamento delle strutture è in via di ultimazione, non così è per la bonifica nel cui contesto non sono mancate a dir poco sgradevoli sorprese.
L’ultima a cadere sotto i “morsi” della pinza meccanica della ditta Mosmode, è dunque la torre di prilling numero due. La numero uno è stata demolita nell’ottobre scorso. Entrambe facevano parte dell’impianto di produzione dell’urea, un fertilizzante per l’agricoltura, la prima alta 63 metri la seconda 67. Erano la parte terminale del processo di produzione. Al loro interno, per caduta dall’alto, l’urea proveniente dalle strutture in cui avvenivano le complesse operazioni chimiche, da liquida si trasformava in solida.
I lavori di demolizione termineranno entro il mese corrente. Il metodo adottato per demolirlo è stato scelto dopo aver scartato altre opzioni ritenute più invasive. Con il metodo delle pinze, il controllo dell’abbattimento è più sicuro anche ai fini dell’eventuale spargimento nell’aria e sul suolo di residue sostanze contenute nell’urea, come ad esempio l’arsenico. Nel maggio scorso ci fu un allarme per la segnalazione da parte della stazione di rilevamento di ARPA Puglia, di presenza di arsenico sia pure in misura appena superiore alla norma. Il Sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, intervenne immediatamente convocando i referenti dei vari enti interessati che si attivarono attuando verifiche più approfondite che diedero tutte esiti negativi. Un falso allarme da qualche parte stoltamente e infondatamente reiterato. Con la caduta di quell’ultimo residuo del complesso industriale Enichem, si chiude una pagina di storia che per un ventennio ha caratterizzato nel bene e nel male la vita questo territorio.
Rimane la coda del completamento della bonifica. Anche se territorialmente non competente in quanto il sito industriale ricade in agro di Monte Sant’Angelo, il Sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, segue con attenzione gli sviluppi delle operazioni. “Non è il caso – rileva – di abbassare la guardia specie dopo aver scoperto l’esistenza di una discarica celata sotto una coltre di cemento fatta passare per campo di esercitazione per pompieri. Siamo in attesa che il Ministero provveda perché anche questa discarica sia svuotata e bonificata. Sperando che sia veramente l’ultima”.
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