E’ quella una piccola famiglia sfratata nel disagio nella città e delle espressioni di accoglienza laiche e religiose. La sede dei Servizi Sociali com
E’ quella una piccola famiglia sfratata nel disagio nella città e delle espressioni di accoglienza laiche e religiose.
La sede dei Servizi Sociali comunali è l’ultima spiaggia ove sono approdati tre componenti di una famigliola che più diseredati di così non ce n’è. Una sistemazione di emergenza, e pertanto del tutto provvisoria, sperando che alla fin fine il buon cuore, ma sarebbe da invocare il buon senso, di qualche concittadino o organizzazione di accoglienza che offrisse loro un buco ove arrangiarsi alla meno peggio e cercare di risalire la china.
Con l’aiuto e il sostegno dei Servizi Sociali che hanno fatto l’impossibile, rimanendo costantemente e responsabilmente al loro fianco, per evitare un epilogo tanto amaro e mortificante ad una vicenda che pare l’espressione più degradata della indifferenza e dell’egoismo, che grida forte la disperazione dell’emarginazione. Così come forte e indignata è stata la denuncia levatasi nella conferenza stampa che l’Assessore alle Politiche Sociali, Paolo Cascavilla, con al fianco la dirigente del settore, Sipontina Ciuffreda, e le assistenti sociali Eleonora De Cristofaro, Rosa Simone e Maria Gramazio, ha tenuto per rendere di pubblico dominio con le dovute cautele “un episodio che non è né il primo né sarà purtroppo l’ultimo di una situazione che investe la dignità collettiva di una città che per tanti altri versi si dimostra attenta alla attualità anche sociale” e dunque “per affidare alla stampa l’ennesimo appello per chiedere una mano a chiunque in grado di aiutarci a risolvere casi analoghi ormai in preoccupante aumento”.
La vicenda di questa sfortunata famiglia presenta aspetti assurdi e di estrema insensibilità sociale che rasenta la crudeltà. Ad un certo punto era stata trovata una soluzione grazie alla disponibilità di una anziana vedova che nelle vesti di samaritana aveva offerto un sottano attrezzato di tutto punto per l’occasione: biancheria, cibo ed altro.
“All’improvviso – riferisce Cascavilla – ha cambiato idea e come presa da una insuperabile paura ha preteso che non se ne facesse più nulla”. Un cambio di atteggiamento dovuto, si è poi appurato, all’intervento di alcuni vicini che “non gradivano la presenza di quella famiglia il cui solo torto – insistono le assistenti sociali – è quello di essere maledettamente sfortunata, abbandonati persino dai familiari”. Una ingerenza quella dei “vicini di casa” oltre che contro ogni legge morale, potrebbe essere censurabile anche dal punto di vista penale.
“Segni preoccupanti di chiusura e paura – annota Cascavilla – che coinvolgono anche le associazioni di accoglienza laiche e religiose. Il Comune ha fatto e sta facendo tutto il possibile assicurando un contributo del fitto di casa anche del 75 per cento; ha addirittura aumentato i fondi destinati al sociale, ma è la città che rimane inspiegabilmente estranea a fenomeni che pure nascono e si sviluppano dentro di sé”.
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