Una vendetta covata per anni

E’ quella messa in atto da un ex LSU di 57 anni che, per vendicarsi di una torto subito, scagliava un liquido tossico e corrosivo contro la saracinesc

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E’ quella messa in atto da un ex LSU di 57 anni che, per vendicarsi di una torto subito, scagliava un liquido tossico e corrosivo contro la saracinesca del negozio. Le indagini della Polizia. Il plauso del Sindaco Riccardi.

 

La ripetizione del fenomeno aveva creato un certo allarme tanto che il comando del locale Commissariato della Polizia di Stato ha dovuto organizzare un vero e proprio piano di azione, con impiego di uomini e mezzi, per venire a capo di quello che si presentava come un rompicapo con tanto di minaccia per la salute pubblica.

Da qualche tempo, dunque, le saracinesche di alcuni negozi pubblici, nello specifico una gioielleria e una rivendita di prodotti termoidraulici, erano oggetto del lancio di un liquido con la capacità di erodere tanto la saracinesca di metallo quanto gli stipiti di marmo. I danni provocati non si fermavano lì. Quel liquido misterioso emanava infatti una sostanza gassosa, maleodorante e irritante che, diffondendosi nell’aria anche per parecchi giorni, provocava in chi incappava in quella nuvola, malessere fisico, giramenti di testa, bruciori agli occhi, mal di gola, problemi di respirazione, nausea, vomito.

A farne le spese in modo particolare è stata la famiglia che abita il piano sovrastante la gioielleria, tanto che due persone e una bambina di otto anni hanno dovuto ricorrere alle cure dei medici del Pronto Soccorso dell’Ospedale San Camillo De Lellis, i quali  hanno confermato la sintomatologia provocata dalla inalazione di sostanza non precisata prescrivendo una prognosi due giorni.

L’ignoto lanciatore di “gas velenoso” proseguiva intanto nella sua scellerata quanto pervicace opera innescando una certa psicosi tra la gente che si è rivolta anche al Sindaco, Angelo Riccardi, che concertava assieme al Dirigente del locale Commissariato di Pubblica Sicurezza, Luciano Di Prisco, azioni più allargate e approfondite. Tra gli altri interventi anche quello del Nucleo Batteriologico Chimico Radiologico dei Vigili del Fuoco per analizzare il liquido usato negli attentati risultato tossico e nocivo.

Il cerchio delle indagini, messe in atto dal personale del Commissariato di P.S. di Manfredonia, andava stringendosi. La lettura dei tracciati delle telecamere della gioielleria ha dato una sommaria descrizione del misterioso untore: si trattava di un uomo che, a bordo di una vecchia Opel Corsa, si avvicinava all’obiettivo e vi lanciava contro, con l’automobile sempre in moto, il famigerato liquido corrosivo.

Con questo ed altri indizi rilevati, gli agenti di Polizia sono riusciti a rintracciare prima l’automobile e poi l’uomo un ex LSU di 57 anni che, vistosi ormai scoperto e messo di fonte alle sue responsabilità, ha confessato indicando anche nel proprio podere presso Siponto il luogo ove deteneva una consistente scorta di quel pericoloso liquido altamente tossico.

Non rimaneva che scoprire il perché di quei gesti che solo per fortunate circostanze non hanno provocato danni più gravi. I motivi di tale azioni le ha fatte risalire, ha riferito l’uomo, a diversi anni addietro, allorquando non si mise d’accordo con i proprietari di quei negozi per effettuare alcuni lavori murari che vennero affidati ad altro muratore. Una vendetta dunque covata per tanti anni e affidata ad un liquido tossico. Il pericolo è cessato. L’uomo deferito alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Foggia. Dovrà rispondere di un grave reato previsto dall’art. 674 del Codice Penale.
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