Il porto industriale di Manfredonia, un tempo crocevia di navi che caricavano e scaricavano merce di ogni genere, oggi è ridotto al lumicino. La situa
Il porto industriale di Manfredonia, un tempo crocevia di navi che caricavano e scaricavano merce di ogni genere, oggi è ridotto al lumicino. La situazione è così tragica che per per tornare a ospitare navi pari o superiori a 3.500 tonnellate si deve ricorrere ai rimorchiatori chiesti in prestito al porto di Barletta. Questo è quanto è stato deciso al termine di un confronto avvenuto nei giorni scorsi nella sede della Capitaneria di porto di Manfredonia al quale hanno partecipato Autorità portuale, Fedepiloti, sindacati e San Cataldo, società che espleta il servizio di rimorchio in Puglia.
“A Manfredonia negli ultimi otto anni abbiamo registrato perdite di circa 200mila euro all’anno”, ha dichiarato Claudio Bevilacqua, presidente della San Cataldo. Una nave a settimana per un traffico merci pari a 900mila tonnellate: questi i dati registrati nel 2011 che dimostrano la sofferenza del porto sipontino che da tempo risulta sempre meno appetibile, con strutture fatiscenti, aree retro portuali inutilizzate e ora anche senza rimorchiatore. Ma il commissario dell’Autorità portuale Gaetano Falcone non demorde e annuncia un nuovo incontro per il prossimo 7 marzo: “Non è escluso che in quella occasione si possa riportare il rimorchiatore a Manfredonia”. Intanto la Cgil di Foggia ha espresso preoccupazioni per l’esclusione del porto di Manfredonia da Apulian Ports che aggrega Bari, Brindisi e Taranto.
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