Sant’Antonio non poteva fare regalo più gradito: il prezzo del grano schizza a 32 euro (il quintale), 3 euro in più rispetto all’ultima quotazione.Tan
Sant’Antonio non poteva fare regalo più gradito: il prezzo del grano schizza a 32 euro (il quintale), 3 euro in più rispetto all’ultima quotazione.Tante grazie alle piogge del Nord, alla crisi algerina e agli arrivi canadesi asinghiozzo nelle ultine settimane.La raccolta comincia col vento in poppa e pure le vendite adesso si dovranno affrettare. E’ cominciata ufficialmente la campagna granaria 2011 in Capitanata, anche se di fatto nelle aree «basse» di Manfredonia e Zapponeta si è già cominciato da alcuni giorni.Il grano in Capitanata è ancora sinonimo di affari? A giudicare dalla frenesia che di questi tempi anima produttori, commercianti e mediatori pare proprio di sì.E poi, rispetto a un anno fa, il prezzo (a parte il rimbalzo) è quasi doppio. Si rimette in moto l’econo – mia di questa provincia, giro di affari non inferiore ai 200 milioni di euro.Quest’anno, e nei successivi, tiene banco la riforma della Pac (politica agricola comunitaria) in chiave più restrittiva rispetto a qualche anno fa: in sintesi, si riducono gli aiuti al reddito (che hanno arricchito non pochi), per restare sul mercato bisogna essere sempre più competitivi.A Foggia i produttori sono sicuri che del loro grano i pastifici non potranno mai fare a meno: «Quello prodotto in Capitanata è uno dei migliori da taglio – spiega Mario De Meo, componente della commissione prezzi della Camera di commercio – lo sanno bene le aziende molitorie.Sono grani dal glutine alto, presenti in ogni miscela che si rispetti. Di grano dall’estero continuerà ad arrivarne sempre tanto da noi, ma chi vuol fare la pasta di qualità non potrà fare a meno del grano che può trovare in questa provincia».Di grano e di pasta tipicamente della Daunia si discute da un pezzo ormai. Ma nel «granaio d’Italia», salvo pochissimi casi (Tamma, De Sortis), di pastifici locali se ne sono sempre contati pochi e di etichette che identifichino la produzione tipica locale per eccellenza del Tavoliere, men che meno.Ci prova adesso «Grano& Bio»: così si chiama il progetto presentato qualche giorno fa al Cra (centro ricerche in agricoltura) da sette giovani agricoltori locali che coltivano solo grano biologico.«Faremo due anni di sperimentazione sul miglioramento sia agronomico che genetico del grano bioin Capitanata – spiega Maurizio Magnatta, presidente del consorzio Daunia&Bio – poi faremo pasta di nostra produzione.Lo consideriamo come un primo passo verso l’aggregazione delle imprese. Ci avevamo già provato 7 anni fa con il progetto Biopasta: puntavamo a lanciare un brand con certificazione volontaria da parte dell’università di Foggia.Ma ci risposero – ricorda Magnatta – che non ci sarebbero stati sbocchi sui mercati. Evidentemente non erano maturi i tempi: sbagliarono loro, sbagliammo anche noi a non insistere».Sull’aggregazione dei produttori e la filiera corta si gioca il futuro di questo comparto strategico per l’ag ricoltura dauna. Oggi molti produttori in Capitanata sono già affiliati di grandi catene industriali: gli agricoltori che aderiscono al consorzio Concer (con le sue specie di coltivazione Aureo e Svevo) producono per Barilla.Altre forme di aggregazione sono nate nei monti Dauni attraverso la nascitadi organizzazioni di prodotto. Ma siamo ancora lontani da forme organizzate di commercializzazione e produzione.E il braccio di ferro con i mulini continua: i primi fanno scorte dall’estero per non cadere nella rete della speculazione, gli agricoltori giocano in difesa in attesa dell’affare giusto. Che spesso evapora per aver aspettato troppo.
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